Chi aveva sottovalutato l’influenza dei social network in alcuni aspetti della vita si deve ricredere. Non solo l’eccessivo utilizzo, spesso futile e inutile, considerato da molti psicologi una vera e propria dipendenza.
Adesso subentra il riflesso che offre all’esterno ciò che è contenuto nei profili di social come Instagram e Facebook. Opinioni, offese, orientamento politico e sessuale, competenze, passatempi, passioni, inclinazioni e, soprattutto, foto o video che mettono a nudo aspetti privati della vita dell’utente: tutte cose che possono influenzare un colloquio di lavoro. Mentire su se stessi? Opzione non più contemplabile.
I social network sono delle vetrine che, in molti casi, restituiscono l’immagine precisa della quotidianità di un utente. Ecco allora entrare in campo i recruiter, ossia coloro che devono raccogliere informazioni su un candidato, che siano vita, morte e miracoli non ha importanza. Siccome spesso in un colloquio le persone tendono a dare risposte già preconfezionate, quale posto migliore per valutare meglio un candidato se non un social network?
Ciò che questi recruiter cercano maggiormente sono i contenuti sconvenienti, come situazione di abuso di alcol, foto discinte e di dubbio gusto, atteggiamenti estremisti, contenuti violenti, zuffe da social. Nessuno è un santo in terra, sia ben chiaro. Ma almeno la differenza tra ciò che può essere mostrato sui social da ciò che invece si dovrebbe tenere ben nascosto deve essere compresa.
Quindi, chi sta cercando lavoro e pensa di esibire le propria perfezione e integrità morale durante un colloquio, passi prima dai sui profili social e cancelli o nasconda cose che non si dovrebbe ne leggere e ne vedere.